Orolavico lancia la Odyssey Collection, la new dishes line di Andrea Branciforti che unisce il design contemporaneo al linguaggio del cinema e dell’illustrazione per un progetto totalmente made in Sicily che trae ispirazione dal celebre film di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio.
Odyssey Collection è una collezione di sottopiatti (15 pezzi in totale) disegnata da Andrea Branciforti, architetto, designer, docente e attualmente Presidente ADI Sicilia, per Orolavico, azienda specializzata nella lavorazione della pietra lavica.
Semplicità, eleganza e contemporaneità sono le parole chiave della nuova linea di sottopiatti – Odyssey Collection – disegnata da Andrea Branciforti per Orolavico e della video-animazione realizzata da Adriano Di Mauro per raccontare questo progetto.
Non è di certo la prima volta che il marketing sceglie il codice espressivo dell’arte visiva per mettere in contatto e far dialogare tra loro azienda/prodotto e pubblico.
Geometrie piatte e bidimensionali, spazi netti e definiti, colori brillanti contraddistinguono lo stile dei piatti e del video: caratteristiche queste che li rendono immediatamente riconoscibili, insieme alla materia prima di cui sono fatti, la pietra lavica, e le tecniche di lavorazione utilizzate che tendono a rispettare e tutelare l’ambiente.
Orolavico, pur essendo una giovane e dinamica realtà siciliana nata nel 2015 dall’esperienza di manager e artigiani che, in poco tempo, hanno realizzato soluzioni di indoor e outdoor design in pietra lavica e in cotto, ha da subito capito e sostenuto l’importanza della collaborazione con designer, architetti e artisti sia per quanto riguarda la progettazione delle collezioni che per la comunicazione delle stesse online e offline.
«Think to future. Think to nature è così che – spiega Giuseppe Mondera, Ceo di Orolavico – abbiamo pensato di sintetizzare la logica eco-sostenibile che sta alla base delle nostre scelte aziendali.
Pensiamo, progettiamo, pianifichiamo e agiamo cercando di rispettare l’ambiente e le persone, pur non perdendo di vista anche i margini di profitto, indispensabili per alimentare il ciclo produttivo.
Fare impresa, oggi, non vuol dire solo avere una buona idea, il giusto know how e reperire il capitale necessario, ma avere una prospettiva molto più ampia in termini di tempo e di qualità della vita tourt court.
Noi, ad esempio, siamo partiti dal nostro “petrolio”, dal nostro “oro nero”, ossia, dalla pietra lavica, da qui anche la scelta del nostro nome – Orolavico – sia perché è presente in ingenti quantità in Sicilia, sia perché, nelle varie interpretazioni che ne diamo (rivestimenti, top da cucina, piatti, pareti ventilate, ecc.), vogliamo rispettare e valorizzare una sua peculiarità unica e inimitabile, ossia, l’essere parte dell’Etna, vulcano riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2017.
Altro aspetto cui teniamo molto è la collaborazione con designer e architetti che sappiano interpretare la materia prima in chiave estetica e funzionale. Odyssey Collection di Andrea Branciforti inaugura non solo la nostra prima linea di piatti in pietra lavica, ma anche questo filone di ricerca e produzione che declina insieme design contemporaneo ed eco-sostenibilità.
Quando parlo di ricerca, visionarietà, collaborazione e customizzazione del prodotto, penso proprio a questi piccoli dettagli che fanno davvero la differenza».
Odyssey Collection si compone di sei micro-collezioni – Gemeni, Hal, Odyssey, Spyral, Space, Nebula – ispirate al film 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick.
Le sue nuance non sono presenti nelle più note scale dei colori (Ral e Pantone) perché ottenute con un procedimento di laboratorio eco-sostenibile che consente di realizzare la paletta colori da un solo vetro di base.
Questa peculiarità, unita alle caratteristiche tecniche della materia prima, rendono l’intera collezione una sintesi perfetta del design contemporaneo in cui bellezza, eco-sostenibilità e funzionalità hanno pari importanza.
«Un’immagine entra a far parte della nostra esperienza visiva – dichiara il designer Andrea Branciforti – e spesso influenza inconsciamente le nostre azioni. Con questa collezione – Odyssey Collection – porto a tavola una materia antica, la pietra lavica, che a prescindere dalla lavorazione che subisce custodisce raccoglie e racconta il viaggio fatto dal magma fino alla sua trasformazione in pietra.
Ispirata al film 2001: Odissea nello spazio del grande maestro Stanley Kubrick, la collezione rappresenta sei visioni materiche dell’universo onirico.
Le decorazioni s’ispirano al Supercomputer Hal, al Discovery One e alle visioni dell’universo.
Il film di Kubrick riesce a parlare contemporaneamente del passato, del presente e del futuro dell’umanità, ponendo interrogativi e riflessioni sulla vita al di fuori della Terra. Credo soprattutto che Kubrick ci inviti ad avere una nuova consapevolezza del rapporto che lega l’uomo, la terra e l’universo, tematica questa, ancora oggi molto attuale. ll 1968, anno di uscita del film, è stato un anno di grandi rotture, di cambiamenti e di profonde riflessioni.
Si fa strada una nuova sensibilità sul design sostenibile.
Vengono pubblicate le prime foto del globo terrestre visto dalla luna che porta l’umanità ad un nuovo senso di appartenenza senza più confini fisici specifici e limitanti. Nasce una nuova umanità e una nuova consapevolezza delle tecnologie che, ben presto, entreranno e s’imporranno nelle nostre vite.
Qualche anno più tardi, non a caso, uscirà Starman, brano musicale scritto da David Bowie.
Questo il pensiero che attraversa la collezione».
Il video-animazione della campagna di lancio della Odyssey Collection (vedi il video a questo link) è stato realizzato dal giovane artista e illustratore Adriano Di Mauro che ha interpretato con un linguaggio flat e visionario le suggestioni raccontate da Branciforti in merito al film di Kubrick.
Le scene sono ambientate tra l’Universo e la Terra, precisamente in Sicilia, dove il protagonista – un astronauta-scimmia-uomo nuovo – avrà modo di conoscere la collezione di sottopiatti di Branciforti e lo street food isolano prima di essere “risucchiato” dall’occhio di Hal che lo trasporterà in un mondo altro non meglio definito, dove tutto può ancora succedere.